In questo periodo si sente parlare sempre più spesso di specie autoctone e alloctone, di pesci pronta pesca sterili e del futuro dei ripopolamenti nelle nostre acque. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
La normativa nazionale vieta l’immissione di specie alloctone (cioè non originarie del nostro territorio) in natura, regola che vale ovviamente non solo per i pesci ma per qualsiasi specie di animale o pianta, per salvaguardare la biodiversità del nostro ambiente (D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”).
Nel contesto della pesca le specie alloctone presenti nelle acque italiane sono moltissime ma quelle che ci riguardano più da vicino sono sicuramente le trote. Iridee, salmerini di fonte e fario atlantiche (cioè quelle che abbiamo sempre pescato nelle nostre acque con pochissime eccezioni) sono tra queste.
Per l’elenco completo potete consultare il documento dell’ISPRA (link a fine articolo).
In pratica la normativa nazionale ci dice che non si possono immettere queste specie.
Ma la trota autoctona italiana? È la fario mediterranea, in tutte le sue varianti locali che costituisce un patrimonio prezioso per il nostro territorio sul quale sarebbe importante puntare per la futura gestione delle acque. Per l’approfondimento su questa trota nostrana vi rimandiamo al materiale sul quale da tempo ormai stiamo lavorando (link a fine articolo).
La mediterranea per il momento è difficilissima ed estremamente costosa da reperire come pronta pesca, mentre come avannotto è più semplice.
Al momento la Regione concede la possibilità di immettere pesci alloctoni purché certificati sterili, in evidente contrasto con la normativa nazionale.
La sterilità viene indotta con la manipolazione del corredo cromosomico (MCC) delle uova fecondate; per quanto riguarda l’iridea e il salmerino, specie di notevole interesse alimentare, è una pratica zootecnica consolidata da tempo (le trote immesse negli ultimi anni già lo sono), quindi il reperimento non sarà un problema. Per quanto riguarda la fario atlantica, specie di nicchia utilizzata sino a ieri per la pesca sportiva, il discorso è differente. Da considerare che un pesce pronta pesca ha circa 2 anni di vita e il procedimento, come abbiamo detto, parte dalle uova.
In conclusione, le iridee sterili salveranno momentaneamente il pronta pesca, ma siamo sicuri che sia questo il modo migliore di gestire il settore in questo quadro normativo? Ci troviamo di fronte ad una svolta nel nostro settore che sarà sicuramente da ripensare in toto.
Sarebbe forse ora di promuovere iniziative gestionali volte alla tutela delle specie autoctone (il nostro progetto sulla fario Mediterranea “genovese” è stato, purtroppo, ignorato) piuttosto che, con provvedimenti zoppicanti, cercare di salvare un modello di pesca ormai superato.
L’era delle turistiche “da carne”, delle garette grasse “da sei pesci al kilo” e degli sciacquoni d’apertura dei cento campanili pare al tramonto: se vogliamo continuare a pescare nelle nostre acque interne dovremo trovare il modo di adeguarci, soprattutto culturalmente.
Andrea Rottigni
Documento ISPRA per le specie ittiche
Trota fario atlantica (a sinistra) e trota iridea (a destra), due specie alloctone frequenti nei nostri torrenti.